Sassari è una città che ha una storia di autonomia e per molti la Cavalcata Sarda rappresenta un retaggio di deferenza non gradito. Allo stesso tempo, questa che fu una delle prime roccaforti anti-monarchiche d’Italia, è sempre stata anche epicentro di nobiltà, con una classe dirigente sempre pronta ad omaggiare i reali, fossero essi spagnoli o sabaudi.
Ecco perché bisogna affondare le radici nella storia prima di approcciarsi a quella che viene definita la “festa della bellezza”. La Cavalcata è una sfilata a piedi, a cavallo o sulle traccas (i caratteristici carri addobbati con fiori), di gruppi folkloristici provenienti da ogni parte della Sardegna. Un viaggio attraverso suoni, colori, danze, maschere, che si offre al mondo in tutta la sua maestosità.
Secondo lo scrittore Enrico Costa la prima edizione della Cavalcata risale al 1711, quando il Consiglio comunale di Sassari deliberò di “far cavalcata” in omaggio al re Filippo V di Spagna. La prima edizione moderna, invece, si svolse nel 1899 per l’inaugurazione del monumento a Vittorio Emanuele II in piazza d’Italia. In quella occasione furono presenti il re Umberto I e la regina Margherita di Savoia.
La manifestazione di epoca moderna nasce invece il 20 aprile 1899, quando venne organizzata una sfilata di costumi sardi in onore di Umberto I e della regina Margherita, giunti in città per l’inaugurazione del monumento a Vittorio Emanuele II che Giuseppe Sartorio aveva innalzato in Piazza d’Italia.
Torna il tributo al Re, questa volta di casa Savoia. E così fu anche in occasione delle visite dei reali a Sassari nel 1929, quando in città giunsero Vittorio Emanuele III e la regina Elena, e nel 1939, in occasione della visita del principe ereditario Umberto II e della consorte Maria Josè.
Finita la guerra, con l’Italia finalmente repubblicana, la Cavalcata Sarda perde la sua funzione iniziale e fu riscoperta solo anni dopo. Nel 1951 Oreste Pieroni, sindaco di Sassari, fece rinascere la manifestazione, che da allora è diventato un appuntamento annuale.
Non ci sono più reali da omaggiare, non ci sono inchini da fare, si sfila per le strade della città e con il tempo si sono uniti anche i venditori di prodotti tipici e sono state introdotte le pariglie che si tengono nell’ippodromo comunale.
Quasi per ribadire il distacco dalla vecchia tradizione, nel 1982 se ne organizzarono addirittura due, una delle quali in onore di Sandro Pertini, l’allora Presidente della Repubblica italiana. Quanto più lontano da un tributo monarchico!
E come se non bastasse questo a caratterizzare la Cavalcata , a distinguerla è anche la sua assenza di religiosità: a differenza della Sagra del Redentore a Nuoro e la Festa di sant’Efisio a Cagliari, nelle quali si riuniscono allo stesso modo tutti i gruppi folkloristici dell’isola, è l’unica manifestazione di costumi tradizionali ad avere un carattere totalmente laico.
Né santi, né re. Solo bellezza in mostra.
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